Povertà: approvato il reddito di inclusione, fino a 490 euro per famiglie più deboli
Via libera del governo al reddito di inclusione (Rei) per contrastare la povertà e l’esclusione sociale. Il consiglio dei ministri, riunitosi oggi, ha approvato in via definitiva il decreto legislativo che introduce dal primo gennaio 201...
Via libera del governo al reddito di inclusione (Rei) per contrastare la povertà e l’esclusione sociale. Il consiglio dei ministri, riunitosi oggi, ha approvato in via definitiva il decreto legislativo che introduce dal primo gennaio 2018 un assegno per le persone e le famiglie più bisognose.
Nel dettaglio, il Rei prevede innanzitutto un sostegno economico mensile che andrà da circa 190 euro per una persona sola fino a quasi 490 euro per un nucleo con cinque o più componenti. A questo beneficio economico si aggiungerà una componente di servizi, per dar vita a un progetto personalizzato volto al superamento della condizione di povertà. “Tale progetto – spiega la nota di governo – indicherà gli obiettivi generali e i risultati specifici da raggiungere nel percorso diretto all’inserimento o reinserimento lavorativo e all’inclusione sociale, nonché i sostegni, in termini di specifici interventi e servizi, di cui il nucleo necessita”.
Il reddito di inclusione viene riconosciuto ai nuclei familiari che vivono in determinate condizioni economiche: un valore dell’Isee non superiore a 6.000 euro e un valore del patrimonio immobiliare, diverso dalla casa di abitazione, non superiore a 20.000 euro. In prima applicazione sono prioritariamente ammessi al Rei i nuclei con figli minorenni o disabili, donne in stato di gravidanza o disoccupati ultra cinquantacinquenni. L’assegno sarà concesso per un periodo continuativo non superiore a 18 mesi e sarà necessario che trascorrano almeno 6 mesi dall’ultima erogazione prima di poterlo richiedere nuovamente.
Fermo restando il possesso dei requisiti economici, il reddito di inclusione è compatibile con lo svolgimento di un’attività lavorativa. Viceversa, non è compatibile con la contemporanea fruizione, da parte di qualsiasi componente il nucleo familiare, della NASpI o di altro ammortizzatore sociale per la disoccupazione involontaria.
La misura però non soddisfa alcune associazione dei consumatori. “Importi vergognosi per chi è povero assoluto, ossia per chi non può permettersi di acquisire beni e servizi considerati essenziali come il cibo. Anche la platea è a dir poco insufficiente”, ha commentato Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori. L’associazione ricorda come nel 2016 è stato battuto il record storico degli individui in povertà assoluta in Italia, salito a 4 milioni e 742mila (+3,1%), un livello mai raggiunto dall’inizio delle serie storiche, iniziate nel 2005. Un dato che dimostra “quanto poco è stato fatto finora per ridurre le diseguaglianze e combattere la povertà”. Anche il bonus di 80 euro, ha evidenziato l’associazione di consumatori, non ha prodotto i risultati sperati: va solo al 28,2% delle famiglie più povere, contro il 29,6% del quinto più ricco e, addirittura, il 45,9% di quelle con redditi medio alti.
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