Riforma pensioni, il governo Meloni si ferma di nuovo
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La riforma delle pensioni sembra essersi nuovamente bloccata. E questa volta i sindacati iniziano a preoccuparsi seriamente. Nelle scorse settimane si sono tenuti i primi due incontri, ma per il momento non è stata ancora definita una data per la terza riunione, che, almeno nei programmi, dovrebbe essere quella più importante. Nel corso di questo incontro, infatti, le parti sociali dovrebbero discutere sulle misure di flessibilità, che potrebbero essere adottate nel 2024.
Sindacati e Governo avevano previsto di arrivare ad un accordo entro la fine del mese di aprile, quando è prevista la presentazione, alle camere, del Documento di economia e finanza (Def), nel quale sono contenute le previsioni di spesa per il prossimo anno. In questo momento, il raggiungimento di questo obiettivo appare abbastanza difficile.
Riforma delle pensioni, l’obiettivo del governo
Il superamento della Legge Fornero costituisce uno degli obiettivi, che si era posto il governo Meloni. A questo traguardo, in linea strettamente teorica, si dovrebbe arrivare entro la fine della legislatura. Per il momento la scadenza di aprile sembra che difficilmente possa essere rispettata: è possibile, a questo punto, che tutto possa slittare per la fine di settembre, con la nota di aggiornamento del Def che sarà presentata, con ogni probabilità entro il 20 settembre 2023.
Purtroppo, la riforma delle pensioni potrebbe subire degli ulteriori rinvii. Il motivo è da ricercare nell priorità che il Governo si sta dando nel corso di questi ultimi mesi, come lo stop al Superbonus o l’addio definitivo al reddito di cittadinanza. Nell’agenda del governo la precedenza sembrano averla avuta la questione dei migranti e le conseguenze della guerra in Ucraina.
Capitolo Opzione Donna
Marina Calderone, Ministro del Lavoro, nel corso del primo incontro che si era tenuto con i sindacati lo scorso 24 gennaio 2023, aveva garantito che le modifiche ad Opzione Donna sarebbero state poste all’ordine del giorno. Questo non è avvenuto e nel corso del secondo incontro il sottosegretario Claudio Durigon non è stato in grado di fornire delle indicazioni su questo punto. Su Opzione Donna, comunque, alcune novità potrebbero arrivare da un decreto ad hoc previsto ad aprile, il quale dovrebbe ripristinare, almeno per un periodo di tempo limitato, i vecchi requisiti, che permetteranno nuovamente l’accesso alla misura per quel 90% di lavoratrici, che ne sono state escluse dalle modifiche introdotte in manovra.
Ricordiamo, infatti, che l’ultima Legge di Bilancio, ha sostanzialmente modificato le caratteristiche di Opzione Donna: sono rimasti fermi a 35 anni i contributi, ma è stata alzata a 60 anni l’età pensionabile, che viene ridotta di un anno per ogni figlio, nel limite massimo di due anni (si va in pensione a 59 anni con un figlio e a 58 anni con due o più figli). Possono accedere ad opzione Donna tre categorie di lavoratrici:
- caregiver;
- invalide al 74%;
- licenziate o dipendenti da imprese in crisi.
In questo ultimo caso – solo per questo comunque – la riduzione a 58 anni è automatica. La platea potenziale di quanti possono accedere a questa misura si è ristretta a 2.900 lavoratrici.
Il rischio, per il momento, è che nel 2024 possano arrivare esclusivamente delle misure provvisorie e limitata ad una platea circoscritta di beneficiari. È difficile che possa arrivare una vera e propria riforma delle pensioni, così come era attesa da più parti. Il problema più grosso è quello delle risorse, che sarebbero insufficienti per una riforma definitiva, che possa soddisfare le richieste dei sindacati, come quella del pensionamento per tutti a 62 anni o con 41 anni di contributi.