Finanza Personale Cosa succederà al dollaro secondo Deutsche Bank

Cosa succederà al dollaro secondo Deutsche Bank

28 Aprile 2025 10:30

Un futuro di incertezza si profila per il dollaro statunitense, con il rischio di un suo indebolimento strutturale che potrebbe ridefinire gli equilibri dell’economia globale. Questo è il monito lanciato dalla Deutsche Bank, che individua tre fattori chiave dietro il previsto declino del dollaro: l’aumento del deficit statunitense, il rimpatrio dei capitali americani e la crescente autonomia fiscale di molti paesi. Tali dinamiche non solo mettono a rischio il valore della valuta americana, ma sollevano interrogativi sul suo ruolo di valuta di riserva globale.

Secondo il rapporto firmato dal macro stratega Tim Baker, la valuta americana potrebbe perdere significativamente valore, passando dagli attuali 10,44 corone a circa 9,50 entro fine anno, per poi scendere ulteriormente fino a 7 corone nel medio periodo. Alla base di questa previsione vi è il crescente deficit degli Stati Uniti, che richiede un massiccio afflusso di investimenti esteri per essere sostenuto. Tuttavia, la fiducia internazionale nell’economia americana sta diminuendo, complici l’incertezza politica e fiscale che dissuadono gli investitori dall’acquistare titoli di stato americani.

In parallelo, si assiste a un fenomeno di reshoring finanziario: numerose aziende statunitensi stanno riportando in patria capitali precedentemente investiti all’estero, riducendo così la domanda globale di dollari. A questo si aggiunge la crescente autonomia fiscale di molti paesi, che stanno progressivamente abbandonando il dollaro come valuta di riserva o di scambio internazionale, minando ulteriormente la sua centralità nei mercati globali.

Le conseguenze di un dollaro debole

Le conseguenze di un dollaro più debole potrebbero essere significative e ambivalenti. Da un lato, il deprezzamento della valuta americana renderebbe più competitive le esportazioni degli Stati Uniti, sostenendo il settore manifatturiero e il commercio estero. Dall’altro, i costi delle importazioni aumenterebbero, alimentando pressioni inflazionistiche interne. Questo scenario potrebbe complicare ulteriormente la gestione economica per il governo americano, già impegnato a fronteggiare una crescente instabilità finanziaria.

A livello internazionale, la svalutazione del dollaro avrebbe effetti a catena. Per i paesi che detengono debiti denominati in dollari, un dollaro più debole significherebbe un alleggerimento degli oneri finanziari. Tuttavia, la riduzione del valore della valuta potrebbe generare instabilità nei flussi commerciali globali, mettendo in difficoltà le economie più esposte al commercio internazionale.

Per l’Europa, in particolare, il previsto rafforzamento dell’euro rappresenterebbe una sfida e un’opportunità: da un lato, l’euro potrebbe consolidarsi come valuta di riserva mondiale, dall’altro, un euro forte potrebbe penalizzare le economie europee orientate all’export, come quella tedesca.

Gli analisti concordano che il declino del dollaro non sarà un fenomeno temporaneo, ma un cambiamento strutturale destinato a ridefinire gli equilibri valutari internazionali. La perdita di centralità del dollaro potrebbe favorire l’ascesa di altre valute, come l’euro o lo yuan cinese, aprendo la strada a un sistema economico globale più multipolare. Tuttavia, la transizione non sarà priva di rischi, con potenziali ripercussioni sull’economia globale e sulla stabilità finanziaria internazionale.

In definitiva, la situazione richiede una riflessione profonda da parte delle autorità economiche e finanziarie globali. Il futuro del dollaro sarà determinato non solo dalle dinamiche economiche interne agli Stati Uniti, ma anche dalla capacità dei paesi emergenti e delle economie avanzate di ridefinire le regole del gioco nei mercati valutari internazionali.