Produzione industriale ancora in calo, in 10 anni crollo del 20%
Prosegue il calo della produzione industriale In Italia. Secondo i dati diffusi oggi dall'Istat, a febbraio l’indice destagionalizzato della produzione industriale è sceso dello 0,5% rispetto a gennaio, quando aveva già segnato un...
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								Prosegue il calo della produzione industriale In Italia. Secondo i dati diffusi oggi dall’Istat, a febbraio l’indice destagionalizzato della produzione industriale è sceso dello 0,5% rispetto a gennaio, quando aveva già segnato una flessione dell’1,9%. deluse le attese del mercato che si aspettava un rimbalzo dello 0,8%. Su base annua, quindi nei confronti di febbraio 2017, si è registrato un aumento del 2,5% (dati corretti per effetto calendario), contro il +4% delle rilevazioni precedenti. Un andamento che dimostra la fragilità del sistema economico italiano, che ancora stenta a stabilizzarsi. La nuova flessione della produzione industriale, per il secondo mese consecutivo, apre infatti la strada alla prima rilevazione negativa trimestrale dall’aprile-giugno 2016.
Guardando nel dettaglio, emerge su base annua una significativa variazione positiva del comparto dell’energia (+8,1%), mentre diminuiscono i beni di consumo, i beni intermedi e quelli strumentali. A destare particolare preoccupazione è proprio la forte flessione dei beni di consumo, che rispetto all’anno scorso hanno segnato un calo del 2,4%. Quelli durevoli, poi, sono calati del 2,2% anche in termini tendenziali.
I dati sulla produzione industriale di febbraio vengono definiti “deludenti” dal Codacons e addirittura “pessimi” dall’Unione Nazionale Consumatori, che sottolinea come anche se su base annua si registrano incrementi, rispetto al mese precedente c’è un crollo generalizzato. Si allungano così i tempi per tornare ai valori pre-crisi. Rispetto a 10 anni fa, c’è infatti ancora una differenza sconfinata da colmare. Se si confrontano i dati di oggi con quelli di febbraio 2008, la produzione è ancora inferiore del 20,1%, ed i beni di consumo durevoli hanno ancora un gap record rispetto ai valori pre-crisi del 30,3 per cento, ha ricordato l’Unc.
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