Bonifici tra parenti: i rischi e come evitare problemi col Fisco
/https://www.finanza.com/app/uploads/2025/05/bonifici-bancari.jpg)
In un contesto di crescente attenzione alle operazioni finanziarie, i controlli fiscali dell’Agenzia delle Entrate sono diventati uno strumento sempre più incisivo nella lotta all’evasione. Attraverso l’applicazione degli articoli 32 del D.P.R. 600/1973 e 51 del D.P.R. 633/1972, l’ente fiscale dispone di poteri estesi per accedere a dati bancari dettagliati, come saldi e movimentazioni, rendendo la trasparenza finanziaria un imperativo per ogni contribuente. Questo avviene anche in caso di bonifici tra parenti.
Infatti, particolare attenzione viene riservata ai versamenti e ai bonifici a favore di familiari, che possono sollevare interrogativi se non adeguatamente documentati. Ogni somma non giustificata viene infatti considerata reddito imponibile, a meno che il contribuente non riesca a dimostrare il contrario. Questo onere della prova può essere soddisfatto attraverso una documentazione precisa e tracciabile, elemento cruciale per evitare sanzioni o contestazioni future.
Bonifici tra parenti: aspetti da tenere in considerazione
Un aspetto di rilievo riguarda i bonifici tra parenti. Sebbene la giurisprudenza, come confermato dalla sentenza n. 4378 della Corte di Giustizia Tributaria pugliese, riconosca che tali trasferimenti non rappresentano automaticamente reddito imponibile, è essenziale che il contribuente sia in grado di dimostrare la natura non imponibile delle somme ricevute. Per esempio, un bonifico con causale “donazione” o “regalo” rappresenta una pratica prudente per garantire la tracciabilità delle operazioni.
Le donazioni tracciabili assumono un ruolo centrale in questo scenario. Utilizzare strumenti come bonifici bancari o assegni non trasferibili con causali esplicite consente di fornire una chiara evidenza della natura non fiscale delle somme trasferite. Tuttavia, le donazioni in contanti possono generare problematiche più complesse. In caso di versamenti consistenti sul conto corrente, è consigliabile registrare formalmente la donazione presso l’Agenzia delle Entrate prima di effettuare qualsiasi operazione bancaria.
La legge prevede tempistiche precise per i controlli. Normalmente, il periodo di accertamento si estende a cinque anni dalla dichiarazione dei redditi, ma può arrivare a sette in caso di omessa dichiarazione. Pertanto, conservare la documentazione per almeno otto anni rappresenta una strategia prudente per evitare sorprese future.
In definitiva, una gestione finanziaria trasparente e ben documentata è la chiave per affrontare serenamente eventuali verifiche fiscali. Essere consapevoli delle normative e adottare pratiche virtuose, come l’utilizzo di strumenti tracciabili e causali esplicite, non solo protegge da possibili contestazioni, ma contribuisce anche a rafforzare la fiducia nel sistema fiscale.