Finanza Personale Prestiti negati? Forse è colpa dei tuoi dati su Amazon

Prestiti negati? Forse è colpa dei tuoi dati su Amazon

29 Aprile 2025 17:30

Amazon, il colosso dell’e-commerce, non si limita a offrire un’esperienza d’acquisto impeccabile, ma si è trasformato in un custode di una mole impressionante di dati personali. Un’indagine recente ha messo in luce come l’azienda raccolga non solo informazioni consapevolmente fornite dagli utenti che influiscono sulla richiesta di prestiti personali e altro.

Si tratta non solo di nome e indirizzo, ma anche di dati derivati da algoritmi avanzati. Questi ultimi sono in grado di dedurre dettagli privati come il reddito familiare o cambiamenti imminenti nella vita di una persona. Questo livello di profilazione alimenta un’industria della pubblicità mirata che ha generato oltre 50 miliardi di dollari per l’azienda.

I dati che ha Amazon influiscono sulle richieste di prestiti

Il valore di questa raccolta dati non si limita però alla personalizzazione dell’esperienza d’acquisto. Attraverso il servizio CreditLine, Amazon consente ai suoi clienti di effettuare acquisti rateizzati, collaborando con partner come Cofidis, fornitore di prestiti online.

Tuttavia, ogni finanziamento viene comunicato a società di gestione delle informazioni creditizie come Experian Italia, Crif e Ctc. Questi database sono frequentemente consultati dagli istituti finanziari per valutare l’affidabilità creditizia di un individuo, con un impatto diretto sulla possibilità di ottenere mutui o prestiti.

Il rischio non è da sottovalutare: ritardi nei pagamenti o un eccessivo indebitamento possono abbassare il credit score personale, rendendo più difficile l’accesso a finanziamenti futuri. Questa situazione può creare una spirale di difficoltà economiche, specialmente per coloro che non sono consapevoli dell’importanza di mantenere un profilo creditizio impeccabile.

Nonostante Amazon dichiari di non vendere direttamente i dati personali a terzi, la realtà è che 96 società esterne, tra cui giganti come Google e Facebook, sono autorizzate a raccogliere informazioni tramite cookie. Questo meccanismo, combinato con l’analisi avanzata dei dati, permette una profilazione estremamente dettagliata degli utenti, spesso senza che questi ne siano pienamente consapevoli.

Implicazioni per i consumatori

Ma quali sono le implicazioni per il consumatore medio? Da un lato, l’accesso a servizi personalizzati e a opzioni di pagamento flessibili rappresenta un vantaggio. Dall’altro, l’uso di dati personali per valutare l’affidabilità creditizia solleva interrogativi etici e pratici. La mancanza di trasparenza su come questi dati influenzino le decisioni di credito, come mutui e prestiti, potrebbe portare a discriminazioni finanziarie, penalizzando coloro che si trovano in situazioni economiche già precarie.

È quindi fondamentale che gli utenti diventino più consapevoli dell’importanza della gestione dei propri dati personali. Monitorare regolarmente il proprio profilo creditizio, limitare l’uso di opzioni di pagamento rateizzato e comprendere come i propri dati vengano utilizzati sono passi essenziali per proteggere il proprio futuro finanziario.

In un mondo sempre più interconnesso, dove i confini tra privacy e innovazione si fanno sempre più sfumati, la responsabilità di proteggere i propri dati personali non può essere delegata interamente alle aziende. Gli utenti devono essere attori consapevoli e informati, pronti a navigare le complessità di un ecosistema digitale in continua evoluzione.