Mutui: il confronto tra tassi fissi e tassi variabili con stop Bce
Lo stop deciso della Bce ha avuto un impatto diretto sui mutui, che adesso risultano essere più stabili. Vediamo cosa succede.
La Bce per la prima volta dal mese di luglio 2022 si è presa una pausa e ha stoppato gli aumenti del costo del denaro.
Dopo una serie di dieci interventi consecutivi è stato raggiunto l’obiettivo desiderato: nell’Eurozona l’inflazione a settembre è decisamente calata, attestandosi al 4,3%.
Per quanto riguarda i mutui, i tassi fissi ad ottobre hanno superato il tetto del 4% per la prima volta attestandosi al 4,14%. Anche i variabili hanno registrato un aumento, sfiorando il 5,3%: il delta tra il fisso ed il variabile è pari a 99 punti base, che sfiora i 113 bps per i tassi migliori.
Ad agosto i tassi fissi, dopo una stabilità durata un dodici mesi, hanno ripreso a crescere.
È probabile che si pensi che il calo del tasso di sconto possa essere meno rapido di quanto si potesse immaginare.
La Bce prende tempo: cosa significa per i mutui
A scattare una fotografia di quanto sta avvenendo sui mutui ci ha pensato Mutuionline.
Lo stop deciso dalla Bce – almeno fino alla riunione prevista per il 14 dicembre 2023 – ha scongiurato il rischio di nuovi rialzi.
L’Euribor ad un mese si è attestato sul 3,85%, mentre quello a tre mesi è al 3,92%.
L’Eurirs a 20 anni, invece, è su un 3,42% mentre quello a 30 anni è pari ad un 3,17%.
Siamo davanti, in altre parole, ad un distacco di oltre 50 punti base tra i tassi a tasso fisso – quelli indicati dall’Eurirs – e variabile, registrati dall’Euribor.
La stabilizzazione dei tassi di interesse è finalmente una buona notizia per il mercato dei mutui, in calo a doppia cifra, e per i consumatori – spiega Alessio Santarelli, Direttore Generale di Gruppo MutuiOnline -. Altri rincari avrebbero portato ulteriori difficoltà e incertezze per le famiglie italiane già alle prese con gli aumenti dei prezzi dei beni di prima necessità. Auspichiamo che i tassi vengano mantenuti stabili per i prossimi mesi e che sia possibile pensare a un calo già nella prima metà del 2024; una grande incognita resta purtroppo lo scenario geopolitico, così instabile che è davvero difficile prevedere quali potrebbero essere le ripercussioni sull’economia dell’Eurozona.
Tornano a crescere i tassi fissi
I tassi medi fissi, per la prima volta, nel corso del mese di ottobre hanno oltrepassato la soglia del 4%, attestandosi ad un 4,14%. I mutui a tasso variabile hanno raggiunto il 5,13%: il delta tra il fisso ed il variabile è a 99 punti base che, almeno per i mutui con i tassi migliori, arriva anche a 113 bps.
Per quasi un anno i tassi fissi sono stati stabili intorno al 3,7%. Ad agosto hanno ripreso a crescere: l’ipotesi, infatti, è che il calo del tasso di sconto difficilmente potrà essere rapido.
O almeno non avrà la stessa velocità di quanto ci si aspettava.
Il costo dei nuovi mutui a tasso fisso è destinato ad aumentare.
A luglio la rata mensile di un finanziamento da 140.000 euro, rimborsabile in 30 anni, era pari a 648 euro al mese. Oggi è necessario mettere in conto 676 euro, con un aggravio del 4,3%.
Le famiglie devono pagare qualcosa come 10.000 euro di interessi in più nel corso della vita del mutuo. Almeno il 10,8% in più rispetto a tre mesi fa.
Per il momento, comunque vada, il tasso fisso continua a rimanere più conveniente rispetto al variabile. Le nuove richieste di mutui a tasso variabile costituiscono, secondo Mutuionline, solo il 5,3% del totale. I fissi rappresentano il 93,1%.
Sono aumentate del 15% le richieste di mutui con una durata inferiore ai 15 anni, benché l’Irs sulle brevi durate risulti essere più costoso rispetto a quello sulle lunghe durate.
Continuano a calare gli importi medi richiesti, che si sono attestati sui 129.565 euro: per andare a trovare un importo così basso è necessario andare fino al secondo trimestre del 2019.
Cresce, inoltre, il reddito medio delle famiglie che richiedono un mutuo: siamo arrivati a quota 2.885 euro, ossia oltre 80 euro in più rispetto al secondo trimestre 2023.
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