Lavoro: salgono gli inattivi in Italia. La fotografia Istat di gennaio
Calano, anche se solo lievemente, sia gli occupati che i disoccupati, mentre crescono le persone che non sono in cerca di lavoro, i cosiddetti inattivi. Quest’ultimo dato conferma una tendenza degli ultimi mesi del 2023 dopo anni di cali quasi costanti in questa popolazione.
Il 2024 inizia con il segno meno per il mercato del lavoro italiano, secondo i dati preliminari dell’Istat. A gennaio 2024, il tasso di occupazione si è ridotto dello 0,1%, pari a 34mila unità in meno rispetto al mese di dicembre, scendendo così al 61,8%. Questo calo è particolarmente preoccupante per i giovani sotto i 35 anni, che perdono complessivamente oltre 70mila posti di lavoro rispetto all’ultimo mese del 2023.
Analizzando i dati mensili, si osservano continui alti e bassi. La diminuzione degli occupati a gennaio, dopo il segno positivo di dicembre, si concentra principalmente tra gli uomini, con una perdita di 49mila posti di lavoro in un mese e un aumento significativo degli inattivi di 73mila unità. D’altra parte, le donne, che avevano chiuso il 2023 con cinquemila occupate in meno, recuperano 15mila posti di lavoro a gennaio, registrando un calo di dodicimila unità tra gli inattivi.
Disoccupazione, il tasso d’inattività sale al 33,3%
Gli inattivi rimangono costanti, continuando a aumentare dello 0,5%, soprattutto tra gli uomini di età compresa tra i 15 e i 49 anni. Si iniziano quindi a percepire i primi effetti del ridimensionamento del reddito di cittadinanza.
A gennaio, secondo la stima preliminare dell’Istat, il tasso di disoccupazione totale è rimasto stabile al 7,2%, mentre quello giovanile è salito al 21,8% (+0,2 punti). La diminuzione del numero di persone in cerca di lavoro (-0,2%, pari a -4mila unità) ha coinvolto gli uomini, i giovani tra i 15 e i 24 anni e le persone di età compresa tra i 35 e i 49 anni. Al contrario, la disoccupazione è aumentata leggermente tra le donne e le persone di età superiore ai cinquant’anni.
Si è registrata una crescita del numero di inattivi (+0,5%, pari a +61mila unità) tra coloro che hanno un’età compresa tra i 15 e i 64 anni, soprattutto tra gli uomini e tra coloro che hanno un’età compresa tra i 15 e i 49 anni. Tuttavia, l’inattività è diminuita tra le donne e le persone di età superiore ai cinquant’anni. Il tasso di inattività è salito al 33,3% (+0,2 punti).
Rispetto a gennaio 2023, sia il numero di persone in cerca di lavoro (-8,1%, pari a -162mila unità) che quello degli inattivi tra i 15 e i 64 anni (-1,3%, pari a -157mila) sono diminuiti.
Nomisma: “Molte regioni faticano a trovare personale”
Per quanto riguarda le tipologie di lavoratori, si nota una diminuzione più marcata tra i lavoratori autonomi, con una perdita di 24mila unità, mentre i contratti a termine registrano una diminuzione di 15mila unità. Al contrario, i contratti a tempo indeterminato aumentano di soli 5mila posti. Il numero dei dipendenti a tempo determinato scende a due milioni 953mila, mentre gli autonomi sono cinque milioni 45mila.
Va tenuto presente il metodo di calcolo dell’Istat, che considera non occupati i lavoratori in cassa integrazione da più di tre mesi. A dicembre 2023, le ore di cassa integrazione autorizzate erano diminuite, ma nei primi due mesi del 2024 sono aumentate, registrando un incremento del 16,3% a gennaio e continuando a salire anche a febbraio.
“Il lavoro diventa sempre più stabile – commenta Lucio Poma, capo economista di Nomisma – il dato occupazionale di gennaio tratteggia un mercato del lavoro in lieve flessione di 34mila unità (-0,1%). Il dato interessante è che, come ormai accade da mesi, a calare sono i lavoratori a termine. Infatti, nei dodici mesi l’occupazione per i dipendenti permanenti cresce del 2,4% mentre scende del -1,1% per i dipendenti a termine. Si sta invertendo decisamente la tendenza del precariato nel paese e questo avviene per un motivo preciso. In molte regioni del Nord le imprese faticano a trovare personale. Una volta individuati giovani promettenti (a qualsiasi livello di scolarità) l’impresa tende a fidelizzarli velocemente attraverso un contratto a tempo indeterminato, che talvolta può non essere sufficiente a trattenerli in azienda data l’elevata concorrenzialità tra le imprese nell’accaparrarsi risorse umane”
Le tendenze degli ultimi anni
I dati sull’occupazione di gennaio confermano una tendenza consolidata dopo la pandemia da Covid-19. Dopo la rimozione delle restrizioni, i livelli di occupazione hanno raggiunto quelli del 2019 già nel 2022. Dopo un breve periodo di stagnazione, dovuto anche alla situazione internazionale e all’aumento dell’inflazione, l’occupazione ha continuato a crescere in modo costante.
Tuttavia, il tasso di disoccupazione ha seguito una traiettoria opposta, sebbene con una pendenza meno ripida. Dopo un calo iniziale rapido tra il 2021 e il 2022, il declino sembra aver ripreso un ritmo più veloce negli ultimi trimestri.
Al contrario, si è osservata una temporanea risalita tra gli inattivi, ovvero coloro che non hanno un lavoro e non lo cercano attivamente. Anche se questo dato è diminuito costantemente dal 2021, si sono verificati alcuni trimestri di aumento tra il 2021 e il 2022, e a metà del 2022. Secondo i dati Istat, tuttavia, per la prima volta da diversi anni, questa tendenza potrebbe continuare oltre il breve termine come in passato. L’aumento degli inattivi nel trimestre precedente sembra confermarsi anche a gennaio 2024.
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