Papa Francesco ha davvero risanato le finanze della Chiesa?
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La rivoluzione economica del Vaticano sotto la guida di Papa Francesco rappresenta un momento storico per la Chiesa Cattolica. Un decennio di trasformazioni ha ridisegnato profondamente la gestione delle risorse finanziarie, basandosi su tre pilastri fondamentali: trasparenza, sostenibilità e responsabilità. Il pontefice ha dimostrato una visione ambiziosa, fissando l’obiettivo del “deficit zero” e cercando di superare le sfide economiche con coraggio e determinazione.
Uno degli interventi più significativi è stata la centralizzazione delle risorse economiche, con il trasferimento di oltre 2 miliardi di euro di beni all’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica. Parallelamente, la neonata Segreteria per l’Economia ha assunto un ruolo di coordinamento cruciale. Nel 2022, il Bilancio di missione ha registrato un disavanzo di 33,4 milioni di euro, un miglioramento rispetto alle previsioni precedenti, segnalando i primi risultati delle riforme economiche.
Papa Francesco: le misure più forti
Tra le misure più simboliche, l’abolizione degli affitti agevolati per i cardinali ha segnato un passo deciso verso l’eliminazione di privilegi storici da parte di Papa Francesco. Tuttavia, il deficit operativo ha superato i 90 milioni di dollari nel 2023, accentuando le difficoltà legate allo squilibrio del fondo pensioni. La sfida è quindi duplice: da un lato, mantenere la sostenibilità finanziaria e, dall’altro, affrontare le pressioni derivanti dalle necessità di riforma.
Un altro capitolo cruciale è stato quello della trasformazione dello IOR, la banca vaticana. Con un utile netto di 30,6 milioni di euro nel 2023, l’istituto ha dimostrato una gestione più oculata, orientata verso investimenti eticamente sostenibili. L’IOR ha evitato settori controversi, rafforzando così la propria immagine di integrità e responsabilità. Tuttavia, il percorso non è stato privo di ombre: il caso del palazzo di Londra, che ha coinvolto il cardinale Becciu, ha rappresentato un grave scandalo, con un danno stimato di oltre 600 milioni di euro.
Un’altra area di attenzione è stata l’Obolo di San Pietro, che nel 2023 ha registrato un calo preoccupante. Le entrate si sono fermate a 52 milioni di euro, a fronte di uscite per 109,4 milioni, evidenziando una necessità urgente di riformulare strategie di raccolta e gestione delle donazioni. Nonostante queste difficoltà, il Vaticano ha compiuto progressi significativi sul piano internazionale, collaborando con istituzioni come Moneyval e siglando accordi con nove paesi per rafforzare la vigilanza finanziaria.
Le riforme economiche di Papa Francesco hanno lasciato un’eredità complessa ma significativa. Se da un lato hanno introdotto un modello di gestione più moderno e responsabile, dall’altro hanno evidenziato le difficoltà di trasformare un’istituzione bimillenaria. L’impegno per una maggiore trasparenza e sostenibilità finanziaria è un segnale forte, che dimostra come anche un’istituzione così radicata possa adattarsi alle esigenze contemporanee. Il futuro delle finanze Vaticano rimane incerto, ma il percorso tracciato rappresenta una base solida su cui costruire.