Finanza Vigilanza Bankitalia-Consob, Paolo Savona: alla fine deve essere uno al comando

Vigilanza Bankitalia-Consob, Paolo Savona: alla fine deve essere uno al comando

9 Gennaio 2020 12:53

Nel corso dell’audizione alla Commissione di Finanze della Camera, indetta per esaminare il dossier Popolare di Bari, Paolo Savona propone un’autorità, tra Consob e Bankitalia, che finisca per comandare. Una super Consob, magari? O una Super Bankitalia che si accolli alla fine la responsabilità di ciò che accade?

Il punto, fa notare l’ex ministro agli Affari europei del primo governo Conte M5S-Lega e ora numero uno della Commissione nazionale per le società e la Borsa, è che “come Consob abbiamo il dovere di garantire le informazioni e poi la protezione degli investitori in attività finanziarie, non nei depositi, ma siccome le banche hanno sia depositi che attività finanziarie è necessario che le due Autorità di vigilanza collaborino strettamente, ma alla fine ci deve essere uno che comanda e si assume le responsabilità“.

Messaggio a Bankitalia della serie: Popolare di Bari è una banca, la responsabilità dovreste accollarvela voi? Savona, sulla questione, non va oltre, ma il suo discorso sembra andare comunque nella direzione di una richiesta semplificazione, per lo meno, delle attività di vigilanza:

Certo, “la collaborazione tra Consob e Bankitalia c’è e “oggi funziona bene, c’è l’accordo rafforzato (tra le due istituzioni) e anche per rapporti personali che io ho con la Banca d’Italia – spiega alla Commissione Finenze della Camera – ma il mio punto di vista è che non deve essere basato sui rapporti personali, ma deve essere basato su una posizione nella quale, alla fine, c’è uno che ha la responsabilità, e che, in sostanza, sia uno a comandare”.

L’ex ministro ed economista non manca inoltre di puntare il dito contro le grandi case internazionali della revisione che “cercano di sottrarsi alla nostra vigilanza”, facendo notare come il revisore di Pop Bari avesse certificato i bilanci chiusi in pareggio nel 2016 e nel 2017 senza dare alcun avvertimento.

“Con loro – è la critica che muove ai revisori – c’è un braccio di ferro storico, perchè cercano di sottrarsi alla nostra vigilanza ed essendo i tre big internazionali è duro per noi combattere quando questi possono mobilitare risorse e strumenti: ci sono cause già in corso”.

Nell’affrontare il dossier specifico Pop Bari e, in particolare il decreto varato dal governo M5S-PD dal nome generico “Misure urgenti per il sostegno al sistema creditizio del mezzogiorno e per la realizzazione di una banca di investimento”, Savona fa il punto della situazione:

Il patrimonio netto della Popolare di Bari “al 30 giugno era pari a 442 milioni di euro” e “si deve presumere che, a seguito delle perdite, questo capitale sia perso“. Riguardo alle “obbligazioni subordinate”, queste hanno un valore di “291 milioni di euro. Le altre sono state già rimborsate. Quindi rimangono circa 750 milioni di euro da affrontare”.

Insomma, un buco da 750 milioni, provocato dalla perdita del capitale residuo e dalla necessità di rimborsare i bond subordinati.

A partecipare all’audizione anche la vice direttrice di Bankitalia, Alessandra Perrazzelli, che continua a difendere il ruolo svolto da Palazzo Koch nella sua attività di vigilanza:

“La crisi della banca è riconducibile a una molteplicità di fattori; quelli più rilevanti si sono manifestati a partire dal 2015. L’azione della Vigilanza è stata continua e articolata, nei limiti delle possibilità di intervento a essa riconosciute dalla legislazione vigente”.

Rispondendo alle critiche sulla mancanza di tempestività dell’azione di Bankitalia, Perrazzelli sottolinea che “non si può porre in amministrazione una banca solo perchè ci siano un fumus”. “L’amministrazione straordinaria – continua -rappresenta un intervento di vigilanza particolarmente forte con il quale si destituiscono gli organi amministrativi scelti dagli azionisti, limitando in maniera incisiva i diritti di questi ultimi. Essa può essere adottata solo quando ne ricorrano i presupposti definiti con precisione dalla legge: gravi violazioni di disposizioni legislative, regolamentari o statutarie; gravi irregolarità nell’amministrazione o gravi perdite patrimoniali. Il commissariamento della Banca Popolare di Bari è stato disposto quando le perdite hanno ridotto i livelli di capitale al di sotto dei minimi stabiliti dalle regole prudenziali, situazione che è emersa a seguito dell’ultimo accertamento ispettivo avviato a giugno 2019 della Banca d’Italia che ha evidenziato anche gravi anomalie nella gestione del credito oltre alla incapacità di portare avanti un serio piano di risanamento”.

Ricordiamo che, “in base al decreto, verrà disposto un aumento di capitale che consentirà a MCC, insieme con il Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi (FITD) e ad eventuali altri investitori, di partecipare al rilancio della Banca Popolare di Bari (BPB), confermando così la determinazione del Governo nel tutelare i risparmiatori, le famiglie, e le imprese supportate dalla BPB”.

Mediocredito, dunque e di nuovo, come nel caso di Banca Carige, il Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi (FITD), saranno i registi dell’operazione. In che modo? Attraverso quel decreto, per l’appunto, che stanzia «fino a 900 milioni» per la Banca Popolare di Bari”.

Riguardo al piano di salvataggio contenuto nel decreto, la posizione della vice direttrice Alessandra Perrazzelli è che “l’accordo quadro” stipulato tra i commissari straordinari di Popolare di Bari e Mediocredito centrale “consente l’adozione di misure a favore degli attuali soci della Bpb volte, fra l’altro, a incentivare la partecipazione all’Assemblea, che dovrà deliberare l’aumento di capitale e, contestualmente, la trasformazione in società per azioni. Andranno comunque individuate forme di ristoro per i casi di comportamenti scorretti registrati in occasione degli ultimi aumenti di capitale”.