Lavoro Anche in malattia si può essere licenziati?

Anche in malattia si può essere licenziati?

2 Maggio 2025 11:15

Un recente caso di licenziamento per malattia ha attirato l’attenzione, grazie alla decisione della Corte di Cassazione che ha sancito la legittimità del provvedimento disciplinare. In altre parole si può essere licenziati anche in malattia.

L’episodio coinvolge un operaio edile, in congedo per infortunio al braccio, sorpreso a guidare un motorino durante una gita al mare, nonostante fosse obbligato a rispettare il riposo prescritto dai medici. L’ordinanza n. 11154 del 28 aprile 2025 ha ribaltato la sentenza della Corte d’Appello, che aveva giudicato sproporzionato il licenziamento, marcando un nuovo approccio nella valutazione di simili controversie.

Secondo i giudici supremi, non è necessario dimostrare un danno concreto al processo di guarigione. È sufficiente che il comportamento del lavoratore rappresenti un rischio potenziale per il recupero per essere licenziati in malattia.

La valutazione, sottolineano i giudici, deve essere condotta ex ante, ossia basandosi sulle condizioni al momento del fatto, piuttosto che sugli effetti successivi. Questo principio, sebbene consolidato in altre pronunce, rappresenta un punto di svolta significativo nel panorama delle relazioni lavorative.

Perché si può essere licenziati anche in malattia

Perché è possibile essere licenziati anche in malattia dal datore di lavoro? Nel caso in esame, il comportamento dell’operaio è stato documentato da un investigatore privato incaricato dal datore di lavoro. L’attività di guida del motorino è stata giudicata incompatibile con le prescrizioni mediche che richiedevano immobilizzazione e riposo dell’arto infortunato.

Questo dettaglio è stato determinante per la Suprema Corte, che ha richiamato gli obblighi di correttezza, diligenza e buona fede sanciti dagli articoli 2104 e 2105 del Codice Civile, oltre agli obblighi generali previsti dagli articoli 1175 e 1375.

È cruciale precisare che la legge non vieta ai lavoratori in malattia di svolgere altre attività, purché queste siano compatibili con il loro stato di salute e non interferiscano con il processo di guarigione.

Un esempio emblematico è l’ordinanza n. 30722/2024, che ha visto un dipendente sorpreso a cantare in un piano bar durante un periodo di malattia per ansia e depressione. In quel caso, l’attività è stata considerata addirittura benefica per il recupero del lavoratore.

Risvolti futuri

La decisione della Cassazione si inserisce in un contesto giuridico già delineato da precedenti pronunce, come le sentenze 15621/2001, 6047/2018 e 13063/2022. Questi casi hanno contribuito a definire con maggiore precisione i diritti e le responsabilità dei lavoratori durante i periodi di assenza per malattia, ora anche la possibilità di essere licenziati.

Infatti, il caso dell’operaio edile mette in luce un aspetto fondamentale: l’importanza di attenersi rigorosamente alle prescrizioni mediche, non solo per evitare il rischio di compromettere la guarigione, ma anche per rispettare i principi di buona fede e diligenza nel rapporto di lavoro.

Questa sentenza potrebbe avere un impatto significativo sul modo in cui i datori di lavoro e i lavoratori interpretano i limiti delle attività consentite durante un periodo di malattia. La possibilità di licenziamento, anche in assenza di un danno concreto, ma in presenza di un rischio potenziale, rappresenta un monito per tutti coloro che potrebbero sottovalutare le implicazioni di comportamenti apparentemente innocui. Al contempo, evidenzia la necessità di un approccio equilibrato da parte dei datori di lavoro, che devono agire nel rispetto delle normative e con una valutazione accurata delle circostanze.