Finanza Personale L’Europa dice no al gas russo: cosa succederà adesso?

L’Europa dice no al gas russo: cosa succederà adesso?

7 Maggio 2025 13:15

L’Unione Europea ha intrapreso un percorso ambizioso per ridurre drasticamente la dipendenza dal gas russo entro il 2027, segnando un cambio di rotta epocale per il futuro energetico del continente. Questo piano, già in atto, ha visto le importazioni di gas dalla Russia scendere dal 45% del fabbisogno totale europeo nel 2021 a un più contenuto 19% attuale. Tuttavia, una parte significativa del gas continua a giungere sotto forma di GNL (gas naturale liquefatto), trasportato via nave e successivamente distribuito in paesi come la Germania attraverso intermediari quali Francia e Belgio.

Per garantire il successo di questa transizione, Bruxelles sta lavorando a nuove normative che consentiranno agli Stati membri di annullare i contratti in essere senza incorrere in penalità, sfruttando clausole di forza maggiore. Parallelamente, a partire dal luglio 2025, saranno introdotti dazi del 100% sui fertilizzanti provenienti da Russia e Bielorussia, una misura che potrebbe avere ripercussioni sui costi per agricoltori e consumatori europei.

Stop alle forniture di gas russo

Nel contesto di questa strategia allo stop del Gas Russo, l’Europa sta diversificando le sue fonti di approvvigionamento energetico. Gli Stati Uniti sono diventati il principale fornitore di gas per l’UE, grazie all’incremento delle esportazioni di GNL. Inoltre, accordi a lungo termine sono stati siglati con il Qatar, che garantirà forniture per i prossimi 27 anni a paesi come Francia e Paesi Bassi. Anche la Norvegia rimane un partner chiave, mentre investimenti significativi sono stati destinati allo sviluppo di infrastrutture per il gas naturale liquefatto e alle energie rinnovabili, pilastro essenziale per il futuro energetico europeo.

Nonostante questi progressi, l’Europa non ha ancora formalmente vietato l’importazione di gas russo, una decisione che richiederebbe l’unanimità dei 27 Stati membri. Alcuni paesi, come Ungheria e Slovacchia, continuano a opporsi a ulteriori sanzioni energetiche, evidenziando la complessità geopolitica della situazione. Tuttavia, esperti del settore suggeriscono che, in caso di accordi di pace, potrebbe verificarsi un parziale ritorno al gas russo, sebbene con volumi inferiori rispetto al periodo pre-bellico.

Il piano dell’UE rappresenta una sfida complessa ma necessaria. L’obiettivo è costruire un sistema energetico resiliente e sostenibile, riducendo la dipendenza da fonti esterne e promuovendo un mix energetico che includa risorse rinnovabili. Questa transizione non solo rafforzerà la sicurezza energetica del continente, ma contribuirà anche alla lotta contro il cambiamento climatico, rendendo l’Europa un modello globale di sostenibilità.

Infine, è importante sottolineare che il successo di questa trasformazione dipenderà dalla capacità dell’Europa di mantenere un equilibrio tra la necessità di garantire un approvvigionamento stabile e il controllo dei costi per cittadini e imprese. Il futuro energetico dell’Europa è in evoluzione, e le decisioni prese oggi con lo stop al gas russo avranno un impatto duraturo sulle generazioni future.